Secondo il CEO di Cloudflare gli AI crawler stanno affondando Internet

Cloudflare CEO Matthew Prince ha recentemente lanciato un allarme importante riguardo all’impatto che l’ascesa dei crawler di intelligenza artificiale (AI) potrebbe avere sul futuro di Internet. Secondo Prince, la diffusione incontrollata di bot che estraggono dati da siti web per alimentare sistemi di AI rischia di compromettere gravemente l’intero ecosistema online, mettendo a repentaglio il modello economico che ha sostenuto la rete per decenni.
L’evoluzione del modello economico di Internet minacciata dagli AI crawler
Per anni, i siti web hanno consentito ai motori di ricerca di scansionare i loro contenuti in cambio di traffico e introiti pubblicitari. Tuttavia, con l’avvento dei crawler AI utilizzati da grandi aziende come Google e OpenAI, questa dinamica è stata radicalmente alterata. Questi bot raccolgono informazioni per generare risposte nei chatbot senza che gli utenti visitino direttamente i siti originali.
Questo cambiamento “rompe” il modello di scambio di valore alla base di Internet, diminuendo drasticamente il traffico umano verso i siti e riducendo così le entrate pubblicitarie dei creatori di contenuti. Wikipedia stessa ha registrato un calo dell’8% del traffico umano tra il 2024 e il 2025, mentre le stime indicano perdite per l’industria editoriale che potrebbero superare i 2 miliardi di dollari all’anno.
Le azioni di Cloudflare nella protezione dei contenuti online
Cloudflare, che gestisce oltre il 20% del traffico internet mondiale, ha annunciato una serie di misure per contrastare l’accesso non autorizzato dei crawler AI ai contenuti. Attraverso tecnologie che operano su più di 10 milioni di siti, la società sta implementando sistemi simili a segnali di “velocità limitata” o “vietato l’accesso”, per individuare e bloccare i bot che violano le regole.
Queste contromisure non sono semplici muri, ma strumenti dinamici che permettono di adattarsi e rafforzarsi progressivamente, impedendo che i sistemi di AI riescano a aggirare i blocchi. Inoltre, Cloudflare sostiene un approccio regolatorio, spingendo affinché i colossi come Google separino i crawler per la ricerca web da quelli dedicati all’AI, in modo da evitare abusi di posizione dominante che svantaggiano altri concorrenti e i produttori di contenuti.
La sfida normativa e il ruolo di altri attori nell’ecosistema
Oltre a Cloudflare, anche startup americane come TollBit stanno fornendo tecnologie per arginare il fenomeno degli AI crawler invasivi, collaborando con grandi editori come USA Today, Time e Associated Press. I dati mostrano un aumento esponenziale del traffico derivante da bot AI, che attualmente rappresentano una crescente fetta dei visitatori su molti siti.
La questione coinvolge anche le autorità di regolamentazione, con appelli a legiferare per equilibrare la tutela dei diritti degli autori e la concorrenza leale nel settore dell’intelligenza artificiale. La posizione di Cloudflare è chiara: senza un intervento adeguato, assisteremo a un indebolimento dell’infrastruttura aperta di Internet, con il rischio concreto di un “monopolio” informativo nelle mani di pochi grandi protagonisti.
Sintesi dell’importanza della battaglia contro i crawler AI
La crescente presenza di crawler AI rappresenta una sfida cruciale per il futuro di Internet. Se non verranno stabiliti limiti e regole efficaci, il modello di Internet basato sulla condivisione libera e sulla remunerazione tramite traffico e pubblicità rischia di crollare, con gravi conseguenze sia per chi produce contenuti sia per i consumatori finali.
In sintesi, la battaglia di Cloudflare è una difesa della sopravvivenza di un ecosistema digitale aperto, equo e sostenibile, indispensabile per garantire che Internet non si trasformi in un sistema chiuso controllato da pochi giganti del tech. Questo sforzo rappresenta un punto di svolta nella protezione del patrimonio informativo globale e nella tutela delle opportunità per creatori e utenti di tutto il mondo.
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