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Grooveshark chiude e con esso anche l’idea stessa dello streaming facile ed impunito

GrooveShark

Grooveshark uno dei siti più famosi al Mondo dedicati alla musica in streaming ed alla condivisione musicale chiude i battenti e lo fa per sempre. Una decisione confermata da una laconica lettere di scuse apparsa sulla home page che non lascia nessuno spazio ne ad un ripensamento, ne ad una sua probabile reincarnazione.

La drastica scelta nasce a seguito di numerosi ricorsi da diverse major discografiche che ne hanno minato nel tempo la libertà di azione passando da una causa comulativa del 2011 ed arrivando fino alla decisione di oggi. Una situazione ritenuta insostenibile da parte del team arrivando così a gettare la spugna.

La storia di Grooveshark è la stessa di tanti portali dedicati alla condivisione musicale che da sempre si sono trovati nella posizione di mezzo tra la possibilità offerta agli utenti di condividere la propria musica e quella dei detentori di copyright che da sempre chiedono alle piattaforme un limite all’utilizzo dei brani musicali e proprietà intellettuali, o in alternativa, richiedono una ricompensa per la fruizione

Nato nel 2006 dall’idea di tre studenti dell’Università dell Florida il servizio è cresciuto di dimensione tanto da diventare un contenitore di brani offerti in streaming con un database di oltre 15 milioni di file per 30 milioni di utenti. La sua grandezza e la sua popolarità lo hanno portato ad essere uno dei siti più visitati al mondo per quanto riguarda lo streaming musicale.

Seppure all’interno del servizio è richiesto agli utenti il caricamento solo di file non coperti da diritto d’autore, nella realtà ciò che è sempre avvenuto è esattamente il contrario, e non poteva essere altrimenti. Per questo motivo il confronto con i detentori dei diritti d’autore è sempre stato attivo ed acceso.

La crescita e la definitiva caduta di Grooveshark rappresenta un punto di svolta per i rapporti ora presenti con tutto il panorama dedicato alla diffusione di contenuti in streaming perché la sua chiusura definitiva avvenuta il 30 Aprile 2015 ha segnato una vittoria piuttosto rumorosa da parte delle major.

Analizzando il fatto si può solo constatare come i rapporti di forza tra chi offre contenuti e chi (giustamente) ne richiede una regolamentazione è cresciuto al punto che solo player di grande, anzi grandissimo livello, possono supportare. Nessuno spazio è oggi lasciato all’interpretazione, nessuna idea legata alla musica, al cinema ed alla multimedialità può oggi sfuggire ad una logica fatta di corretti rapporti tra chi crea e chi distribuisce.

Questo legame è motivo di selezione naturale che porta decine di servizi a chiudere ed altri a cresce sempre di più proprio per il fatto di essere gli unici a poter far fronte a richiesta.

Con questo non si vuole intendere che la chiusura di GrooveShark sia sbagliata o sia il frutto di un accanimento da parte delle major, si vuole intendere invece ancora una volta una trasformazione tra i rapporti con chi offre contenuti e chi crea il contenuto stesso è sempre di più destinato a cambiare, con una limitazione dell’uso a piramide che solo grandi player possono permettersi.

A confermare il tutto la lettera di Grooveshark che definire struggente è dir poco: Un documento pieno di scuse capace di diventare forse un vero e proprio manifesto, da leggere e conservare per futura memoria, dedicandolo a tutti coloro che oggi vogliono cominciare a fare impresa sul web sfruttando contenuti non propri.

Ecco tutta la lettera pubblicata sulla home page di GrooveShark.com

Grooveshark_letter